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Critiche artistiche: arte naturale e paesaggistica

In questa sezione sono riportate le critiche artistiche ad Anna Rota Milani e alla sua arte. Molte di queste sono relative alle opere più recenti della pittrice, esposte in occasione di eventi e rassegne in Italia e all'estero.



Contatti

GUIDO FOLCO

CITTA' VUOTE

Le ‘Città vuote’ di Anna Rota Milani sono metafisiche e dinamiche rappresentazioni metaforiche della
solitudine dell’uomo e della sua perenne ricerca di identità. La città diventa palcoscenico silente dello
scorrere inesorabile del tempo, spazio mentale in cui l’Essere nasce, vive, lavora, esiste immerso nel
vortice del tempo. La città vuota assume i contorni delle ‘città invisibili’ di Italo Calvino, di cui ricorre
quest’anno il centenario della nascita, osservate come sotto una lente di ingrandimento che mette a fuoco la ‘crisi della vita urbana’, quasi un sogno, come le definì lo scrittore,’ che nasce dal cuore delle città invivibili’. Le città di Anna Rota Milani sono però anche ricordo e memoria di viaggi e scoperte, proprio come il racconto di un viaggiatore (ritorna il topos letterario del Marco Polo calviniano e di tanta parte della letteratura di ogni tempo) e l’artista ne evidenzia con la pennellata rapida, il segno deciso, la tendenza al monocromo, l’essenzialità delle linee prospettiche e degli spazi. Le città di Anna Rota Milani ci accompagnano in mondi reali eppure intimisti, perché l’artista ne evidenzia il rapporto con l’uomo. Le luci delle insegne, dei fari delle automobili velate dalla pioggia o dalla nebbia, le vetrine illuminate, gli istanti di vita colti con rapide pennellate e spatolate sono anche specchio della nostra società in continua evoluzione, quasi un monito a fermarsi un istante per riflettere sul nostro destino e sull’effimera esistenza che passa rapidamente. La rapidità gestuale si accompagna a composizioni mai banali che sembrano frame di film contemporanei o scatti fotografici che immortalano il momento. Anna Rota Milani ha condiviso le sue prime esperienze pittoriche con il noto maestro Gianni Ferrino, da cui ha tratto insegnamenti preziosi per recuperare la freschezza del tratto, la vivacità dei cromatismi, l’intensità del segno pittorico Un’arte, quella di Anna Rota Milani, che in questa preziosa serie dedicata agli scorci urbani pone l’accento sul dinamismo, sull’utilizzo sapiente della luce e del chiaroscuro, fortemente contrastato tra i bianchi decisi e i neri profondi della città I cieli dalle infinite sfumature, i personaggi e i passanti solamente abbozzati e osservati ‘in presa diretta’, i riflessi degli asfalti bagnati dalla pioggia ci immergono immediatamente nelle atmosfere create e inventate dall’artista e quasi riusciamo a percepire l’acre odore del selciato, l’aria pungente di un inverno che si fa stagione dell’anima e del ricordo. Anna Rota Milani è quindi artista matura, risolta, capace di osservare e di cogliere lo spirito tanto del bello di natura, quanto della frenesia moderna, con uno stile sempre coerente e profondamente personale.
Guido Folco)

ALDO MARIA PERO
SALUTI DA GABIANO MONFERRATO

Anna Rota Milani è una mia cara amica e posso quindi sperare che mi perdoni un esordio piuttosto desueto, fondato sulla psicologia.
A partire dal 1913 Carl Gustav Jung prese le distanze da Sigmund Freud e cominciò ad interessarsi, tra molto altro, di demopsicologia, sostenendo che l’individuo, oltre ad essere il portatore della propria personalità individuale, recava in sé, in misura più o meno evidente, anche un patrimonio di idee, intuizioni, abitudini appartenenti alla comunità sociale e territoriale di appartenenza. Anna è piemontese e nella sua pittura respira il senso della terra, degli spazi collinosi, del particolare profumo di questa antica contrada, così diversa per mille particolari da quelle ligure e lombarda che l’affiancano, dissimile persino nell’intonazione della lingua, pur uguale, che vi si parla. Può sembrare strano, ma nella pittura di questa artista convivono nel profondo il modo di essere del piemontese (come definirlo? Pedemontanitas, alla latina?) come fattore ideologico e il modo di dipingere di Pieter Bruegel il Vecchio, con la sua straordinaria capacità di arricchire le tele di infiniti particolari senza perdere mai il senso dell’insieme mostrando in tal modo straordinarie doti di sintesi. Nei paesaggi di Anna ci sono spiritualità e forza rappresentativa a dimostrazione del fatto che anche nell’arte figurativa si può penetrare in aree della memoria e del pensiero poste al di là dell’immediatamente visibile, elementi tutti resi coerenti e perfettamente bilanciati dalla padronanza di uno stile raffinato posto al servizio della rappresentazione. La pittrice restituisce quello che vede, ma arricchito da una grandiosa fantasia capace di trasformare la pura figurazione in una visione del mondo che indugia tanto su mura e torri lambite dalla storia come sul fenomeno dello splendore della natura naturans, come avrebbe detto Gioacchino da Fiore. Per queste ragioni, anche quando Anna delinea i tratti del possente castello di Gabiano, un falso storico che lei restituisce alla storia, sembra che rappresenti un luogo esistente nel suo spirito e non nella realtà effettuale. Anna ignora tanto l’invenzione della fotografia che il semplicismo proprio all’impressionismo: va oltre, e “costruisce” i suoi paesaggi, che cita trasfigurandoli, che anima di vita interiore sì ch’essi paiono sorgere da una landa mitica nella quale gli stessi fiocchi di neve non sono realmente tali. E l’assoluta precisione del tocco sapientemente controllato non si oppone alla fluidità della resa, che ricorre alla scelta del colore, al tono del dettato, allo sfumato e alle ombre per immergere chi guarda nel senso del tempo…Qual è il paese cui Anna Rota Milani dedica tanto amore e tale sapienza artistica? Si tratta di Gabiano Monferrato, un paesino, un borgo di circa mille abitanti in provincia di Alessandria.

Aldo maria pero

Castello incantato - 2022 - Olio su tela - cm 70 x 100

Il "Castello incantato", che con il suo rosso mattone emerge in prospettiva lunga al centro della scena, un ambiente nordico, spolverato di neve, una neve così soave che sembra poterne distinguere fiocco da fiocco. In primo piano il lieve declivio che mena alla grande costruzione, inframmezzato dalle umili casupole che da sempre circondano la massa muraria dominante. Più oltre lo sguardo va a posarsi su brevi colli sui quali è facile immaginare i preziosi vitigni che hanno garantito la secolare prosperità del sito ad onta degli avversi giorni di guerra. L'immagine è suadente e reca con sé il fascino dell'aspro Settentrione, illustrato da Bruegel e dal romantico
afflato di Caspar David Friedrich.

Aldo maria pero

Colline Bianche - 2018 - Olio su tela cm 100 x 80

In “Colline bianche” la pittrice rinnova l’incanto del mantello di neve che stende sulla brulla campagna una uniforme nota di colore e l’osservatore non può esimersi dal riandare con la memoria ai versi di Nikolaus Lenau, poeta sublime e disperato evocante la caduta di un bianco manto di neve che donasse l’oblio ai suoi accesi e oscuri pensieri provocati dall’infelice amore per Sophie Lowenthal:Anche dipingere la propria terra è un atto d’amore che si traduce da un lato in
complessità della visione che sembra voler tutto comprendere, tutto possedere; e dall’altro in affettuosa delicatezza nel dedicarsi a tornire, ad accarezzare il particolare; il bianco distribuito più o meno densamente, il filo d’erba, gli sterpi,
i sassi accumulati ai margini dei campi, un piccolo stagno, le case rustiche e le costruzioni rurali disperse nella campagna. In alto un cielo corrusco limita la vastità del panorama e sembra promettere procella. Un fattore che turba l’idillio
agreste rievocato con mano ispirata da Anna.

Aldo maria pero

“Il Castello di Gabiano e i suoi vigneti” - 2022 - Olio su tela cm 70 x 70

Con “ Il Castello di Gabiano e i suoi vigneti “ la pittrice offre una festevole visione estiva di Gabiano. Il campo visivo è dinamico, quasi si trattasse di un fervore esistenziale e fremesse sotto le fitte fronde che accompagnano lo sguardo sino
agli edifici dominanti, alti sulla breve ascesa, lieta per arboreo vigore di agreste vita. Non vi sono tracce di presenza umana, ma è facile immaginare uomini e donne alle diuturne fatiche intenti, come avrebbe cantato Giacomo Leopardi; e
oltre a questi e a quelle, bimbi allegramente festanti nelle aie, ancòra ignari del futuro

Aldo maria pero

“Il respiro della natura” - 2021 - Olio su tela cm 100 x 80

“Il respiro della natura” è opera degna del più grande Bruegel e del più ispirato Camille Corot e potrebbe degnamente illustrare opere come il “De rerum natura” di Tito Lucrezio Caro, le “Bucoliche” e le “Georgiche” di Virgilio le opere dei
filosofi neoplatonici del Rinascimento con la lorom certezza che nell’intimo della natura si celasse la stessa divinità; Siamo qui di fronte ad uno scorcio acqueo di rara e suasiva eleganza. Un corso d’acqua lievemente mosso in superficie, delinea la direttrice di lettura e l’accompagna ai due lati, ma soprattutto a sinistra, con un folto di verzura che costituisce una formidabile prova di maturità tecnica con il variare di tonalità nella sua sinfonia (detta nel suo significato letterale) gialloverde, con la minuziosa arditezza nella definizione dei particolari e la capacità di farne una sintesi e ancor più con il conferire al tutto uno straordinario empito
vitale

Aldo maria pero

“Il respiro della natura” - 2021 - Olio su tela cm 100 x 70

“Il respiro della natura” è opera degna del più grande Bruegel e del più ispirato Camille Corot e potrebbe degnamente illustrare opere come il “De rerum natura” di Tito Lucrezio Caro, le “Bucoliche” e le “Georgiche” di Virgilio le opere dei
filosofi neoplatonici del Rinascimento con la lorom certezza che nell’intimo della natura si celasse la stessa divinità; Siamo qui di fronte ad uno scorcio acqueo di rara e suasiva eleganza. Un corso d’acqua lievemente mosso in superficie, delinea la direttrice di lettura e l’accompagna ai due lati, ma soprattutto a sinistra, con un folto di verzura che costituisce una formidabile prova di maturità tecnica con il variare di tonalità nella sua sinfonia (detta nel suo significato letterale) gialloverde, con la minuziosa arditezza nella definizione dei particolari e la capacità di farne una sintesi e ancor più con il conferire al tutto uno straordinario empito
vitale.

Aldo maria pero

“Lungo il Po” - 2017 - Olio su tela cm 80 x 60

“Lungo il Po” con vigore rappresentativo e la capacità di conferire un senso esistenziale, dinamico ai particolari rappresentati, la pittrice presenta uno scorcio fluviale sul quale si è abbattuta la violenza di una piena. Ma il gruppo di fiori rossi fioriti al centro della scena indica che la forza della vita ha accampato i suoi diritti riportando il luogo al precedente splendore. A questo proposito potrei citare i molti artisti, soprattutto tedeschi, che tra Sei e Settecento illustrarono a Roma le rovine dei Fori Imperiali delineando spesso su di esse fiori come a dire che la grandezza di un grande passato (lo pensavano anche Ugo Foscolo e Johan
Wolfgang von Goethe) permane eterna nella memoria umana. Sarebbe da parte mia un esibizionismo di cui Anna non ha affatto bisogno perchè l’eccellenza delle sue idee ed del suo stile bastano a testimoniare la qualità del suo lavoro

Aldo maria pero

“Once Upon a Time” - 2023 - Olio su tela cm 60 x 60

“Once Upon a Time”: Con “C’era una volta” siamo di fronte ad un ‘ordinata distribuzione del materiale pittorico che su quattro campiture successive,delineate dal basso in alto, richiama tutti gli elementi delineati in quadri precedenti con una inedita severità geometrica. In primo piano si trovano
ordinati filari, in secondo una sequenza di due casupole e di tre alberi fioriti, in terza posizione una prorompente esplosione di verzura e infine, al vertice dell’ascesa, una prospettiva del Castello: Un cielo blu foncé corona questa
rivisitazione monferrina, così com’era un tempo.

Aldo maria pero

Monferrato in bianco - 2018 - Olio su tela cm 120 x 100

"Monferrato in bianco" riporta ad una delle eccellenze della pittura di Anna,la neve che si distende da un fondo lievemente collinoso ad una dolce convalle nella quale si intuiscono piccoli abitati, modeste casette che con i loro rossi tetti conferiscono colore e quasi calore a questa romantica visione che si proietta sino ad incontrare il cupo arancio di un sole calante che illumina la scena con gli ultimi barbagli del giorno. "Bello" è un aggettivo che i severi storici dell'arte ammoniscono di non usare mai in sede di critica d'arte perché non ha un oggettivo significato, ma spero tutti mi capiscano se lo uso in questa occasione. Senza equivoci, questo è infatti un bel quadro.

Aldo maria pero

Monferrato - 2020 - Olio su tela cm 120 x 100

"Monferrato" coglie in piena luce la dolcezza dei colli che caratterizzano il territorio e par rievocare " i silenzi dell'effuso azzurro" di carducciana memoria.Un festone di fiori e foglie rosseggianti inquadra una vasta distesa che in lunga
prospettiva abbraccia il fecondo territorio pedemontano ed esalta immoto una solitaria landa deserta di umane presenze ma ma rimodellato dal secolare lavoro di infinite generazioni. Si tratta di un lavoro di semplice e pura bellezza, che trasmette la gioia della contemplazione che può addirittura richiamare aspetti religiosi: basti pensare alla terra, alla luce, ai fiori come li intesero i padri della Chiesa.

Paolo Levi

Energia – Il volo – 2019 – Olio spatolato su tavola – cm 40×50

Per la pittrice Anna Rota Milani, questo poetica composizione è espressione di energia. Si tratta di un lavoro di un’autrice sapiente quando evoca su un supporto di non grandi dimensioni uno spazio che potenzialmente s’espande all’infinito, esplicandolo con i contrappunti dei suoi colori. È un dialogo informale tra ampie stesure e grafismi preziosi di rosso di bianco e di nero. Il costrutto figurale – una finestra e delicati rami fioriti – è frutto di un istinto creativo che si fa forma e colore, ma molto ben controllato nell’atto esecutivo.

Paolo Levi

Malinconia – Arrivederci – 2018 – Olio su tela – cm 50×80

In questo olio su tavola la pittrice Anna Rota Milani rivela alte capacità espressive, coniugando due diverse discipline, la figurazione e la tecnica astratto-informale. In questo caso ci rimanda all’informale lirico di scuola statunitense, là dove spezza le tracce del colore per rendere più emozionante il suo messaggio. Con virtuosismo esecutivo scompone e ricompone due figure ombrose che si stanno distanziando in un mesto arrivederci e in una dinamica fuga prospettica, ma porgendo all’osservatore un abbaglio variegato di colori che forse è una speranza.

Paolo Levi

Tranquillità – Lentamente l’inverno – 2018 – Olio spatolato su tela – cm 40 x 60

Il costrutto si basa sul dialogo cromatico fra il biancore della neve e l’ombra di un torrente. Sulla natura addormentata regna il silenzio. La tavolozza è di una pittrice di alta professionalità, che utilizza la spatola come fosse una matita da disegno. La sua mano è ferma, attenta, e nulla è concesso alla casualità. Pur emozionandosi alla bellezza misteriosa del paesaggio invernale, non ci si avvede di alcuna distrazione, e neppure di fastidiose esclamazioni retoriche, che appartengono solo ai pittori dilettanti e certamente non ad Anna Rota Milani.

Paolo Levi

Riflessione – L’attesa – 2020 – Olio spatolato su tavola – cm 70 x 50

Anna Rota Milani utilizza la spatola in modo magistrale. In questa composizione possiamo riscontrare le radici romantiche, ma nel contempo del tutto antiretoriche, dell’autrice. Si tratta di un gioco compositivo di notevole virtuosismo, basandosi su elementi rappresentativi significanti. L’opera esprime un sentimento antico, un pensiero che vola verso chi è lontano. Una fanciulla guarda il mare, e sembra interrogarsi sulla sua solitudine. Il concerto in verde di un albero è messaggio lirico, che evita al dipinto la condizione estetica di silenzio metafisico.

Alessandra Cesare

Le nevi di Anna e il folle potere del bianco

E, come tutti gli Impressionisti della prima stagione è affascinata dalla neve. Lei la neve l'ha vista.

L'ha respirata, l'ha toccata, l'ha udita cadere in silenzio. E l'ha dipinta per quello che è: luce e magia.

La neve di Anna lascia trasparire lo stupore autentico e la fascinazione di chi la vede per la prima volta. Una prima volta che si ripete uguale ad ogni nuova nevicata: perché ogni opera della nostra amica è la traduzione pittorica di un incantesimo che si replica.

Anna, dicevo, la neve la conosce proprio per quella magia, quel folle potere che il bianco possiede nel trasformare anche la più banale delle visioni; e lei ne ha carpito la stessa forte malìa, trasformando le sue visioni in idilli eloquenti. Perché, se il bianco è escludente nella sua opacità, e non permette di vedere dentro, la pittura di Anna, ricca di fanciullesco stupore e di genuine emozioni, permette di sentire con il cuore: è l'interpretazione spontanea della quotidianità della tavolozza e della vita.

...ecco allora che le nevi di Anna sono fresca energia vitale che attraversano la realtà quotidiana e generano nuove bianche forme; cose umili banali scontate che assumono nuova bellezza: un panno rosso rimasto appeso ad un filo... la porta ben serrata di una vecchia stalla... le lingue violacee di un ghiacciaio perenne... che il grande potere di dissimulazione del bianco modifica in visioni laudate amate custodite con reverenza e rispetto. Fioretti francescani in cui vivono tante vite colorate che talvolta ritornano a popolare le bianche tele imbiancate di nevi lattiginose.

La neve di Anna è buona, materna e protettrice. È calda. È colorata. Il bianco, sì, vi regna sovrano, predomina la scena, ma è declinato in tante commoventi sfumature... un bianco non piatto, tutt'altro che puro, mille prismi colorati si scompongono in esso sconcertando la stessa Natura. Una caleidoscopica sciarada di colori danza lieve scendendo dal cielo e si posa sulle superfici come una sonora coltre silenziosa. I fiocchi colorati, autentiche sinfonie in bianco, cadono volteggiando in una nivea lattiginosa caròla e un'alabastrina bellezza colorata si adagia sulle superficie accoglienti, ricreando novelli spazi antichi che la memoria ha decantato e il pennello ha fatto riemergere. Il campo visivo di Anna, sotto il manto innevato, sembra dilatarsi come la prospettiva, che continua ben oltre i limiti del quadro... per permetterci di continuare a vedere. La neve è il pretesto di un'anima candida di comunicare qualcosa di più profondo. E' l'occasione per oltrepassare il dato naturale. È l'esperimento di un'anima bianca che dialoga con altre anime candide, come oggi qui al Mulino di San Giovanni. Le nevi di Anna infatti donano serenità, facendo vibrare le corde più profonde del nostro sentire, avvolte nel loro silenzioso lucore, come in un abbraccio puro. L'anima, così protetta, risuona carica di energia, anche quando il colore della sera è già calato sul biancore delle superfici innevate.

Anna ha saputo cogliere il calore della neve che arde di un fuoco primordiale con soluzioni tecniche differenti: il pennello si alterna alla spatola, confermando e determinando anche l'evoluzione della sua tecnica pittorica, impegnata a fermare qualcosa che per natura e consistenza è sfuggente senza privarlo della sua essenza.

Se, Eraclito affermava che gli occhi sono testimoni più attendibili delle orecchie e si soffermano di più sulle cose che vedono, il bianco - neve è quindi un'affermazione vaga, perché in esso c'è sempre tanto colore.

Lorenzo Bonini

“La realtà da esprimere risiedeva, non nell’aspetto del soggetto, ma nel grado di penetrazione di quest’impressione in una profondità in cui quest’aspetto non aveva importanza…” (M. Proust).

Un richiamo per certi aspetti forse arduo, senza un tragitto con le seduzioni degli Impressionisti francesi ma, tramite l’arte poetica Arthur Rimbaud; perchè in Rimbaud diventa lirica che attinge alla libertà dell’immaginario, ai sensi, alla visione irreale e l’ordine sintattico ne risulta spezzato, e il ritmo ricreato al di là della tradizione. In Rimbaud: «Lo sguardo poetico penetra attraverso una realtà coscientemente frantumata fin nel vuoto del mistero» scriveva Hugo Friedrich.

Ed ecco un bel paragone con la pittura di Anna Rota Milani: «I pugni nelle tasche rotte, me ne andavo con il mio pastrano diventato ideale; sotto il cielo andavo, o Musa, a te solidale; oh! là là! quanti splendidi amori sognavo!» così scriveva Rimbaud da giovane. Convincenti i due poeti, anche se tra loro sono disgiunti gli anelli di congiunzione, ma per vie diverse, con il “privato” di Marcell Proust e il suo pensiero del tempo, mentre in Rimbaud la libertà di esprimere l’evidenza taciuta. È rilevante che per Anna Rota Milani l’argomento si sia posto quasi subito nella sua ricerca, che aveva colto acutamente nel gran poeta francese, un riferimento quasi d’obbligo per un certo filone della pittura informale. A ben vedere una questione di non poco conto ai fini della aspettativa storica ancora riconducibile alla non esaltante “querelle” tra Astrattismo e Realismo. Soprattutto in certi lavori che ebbi occasione di ammirare in esposizioni e altre occasioni. Si capiva subito come fosse già avviata allo svolgimento di una poetica della materia, che se da un lato non poteva accantonare le suggestio­ni naturalistiche, dall’altro assumeva accenti diversi dalle regole di componimento. Ecco, direi un maggiore spiritualismo informale, forse per una più pa­cata riflessione sull’idea stessa del contenuto della materia. Senza nulla perdere in schiettezza e gestualità d’emozione attraverso la densità evocativa, intuendo quanto intrigante e arduo fosse il legame col “naturale”. È a questo punto che Anna Rota Milani spinta dai turbamenti e trepidazioni artistiche maturate che trova il vigore e la vitalità di concentrarsi ancor più sui moventi della propria pittura. Domande e risposte come tempo e coscienza, quantità fisica e qualità psichica, percezione e memoria, ricordo puro e ricordo immagi­ne, toccano da vicino questa sua pittura di materia che è già oltre l’informale senza rimuoverne la memoria. Da un lato la propensione allo scandaglio, alla meditazione sulla struttura dell’opera, dall’altro l’intuizione, intesa, come forma di conoscenza poetica della realtà, diventano coordinate generali per tutti gli sviluppi successivi sino ad oggi.

Anche ove si av­verta un richiamo naturalistico più forte, come in un lento trasudare di umori vegetativi, un emergere di organismi pulsanti di vero e proprio paesaggio, lasciato decantare fino alla sua essenza di materia e di luce.

E qui non so quanto possa essere utile interrogarsi sul grado di naturalismo di questa pittura, quando si sa bene come il termine si sia prestato a fraintendimenti. Resta che Anna Rota Milani non ha remore nell’offrire indicazioni come: alberi, marine, brughiere, paesaggi e vedute urbane, e quant’altro. Il tessuto pittorico si riempie di fisicità materica e le spatolate caratterizzano quella realtà da esprimere, matura di visioni poetiche che raschiano i sentimenti profondi dell’anima. Insomma, di cose pittoriche, intrise di una qua­lità evocativa, disintossicate da scorie descrittive, sospese in un tempo della coscienza in cui baluginano segrete corrispondenze; materia e luce, con quanto esse comportano in termini di metafora visiva e di memoria storica della pittura. Non è l’apparenza del soggetto, ma «il grado di penetrazione» di cui parlava Marcel Proust, che sonda e fonda la corrispondenza fra materia, ammasso e sovrapposizioni, diventando coscienza e il colore spazia di luce la qualità visiva e psicologica. Forse Anna Rota Milani ha avvertito il rischio, in questa sua ricerca tenace entro le possibilità e i confini della pittura, d’abbandonarsi alle sue seduzioni d’incanti e fascini. Di perdersi nella ricerca di qualità tanto più complessa e ricca di sottintesi, densa di rimandi plastici e di una più sottile penetra­zione corporea, che adduce saggezze e criteri in cui converge la trama espressiva formata da: screziature, lacerazioni, densità dei valori tonali, rugosità e affioramenti materici. Ma questo in virtù della cognizione è la condizione apparsa a tanti come limite della pittura che diventa confine storico messo a nudo da prati­che profonde, esercitate fino alle estreme conseguenze. Un lento, studioso pro­cedere in una dimensione interiore profonda e recondita che sopraggiunge alla luce in equivalenti visivi e si condensa nel travaglio della materia che, nel suo sedimentarsi riaffiorano come cicatrici di stoccate gocciolanti di colore che sfibrano il vigore del respiro. Morbidi verdi di muschio, ocre, grigi, tracce di rosa, rosso o d’azzurro, blu cobalto, come sinopie, segni di grumi di terra arsa e assetata, rugosità di scorze dalle esangui trasparenze che danno grado di penetrazione a questa impressione in cui si “scrisse” che questo aspetto non era importante. Un dipingere più ricco, armonico, insinuante, senza precludersi nulla, se non l’ovvietà del riferimento esplicito dell’effetto come l’epidemicità delle piccole sensazioni. Una pittura espressa con maestria densa di memorie e di rinnovate emozioni, si fa essa stessa immagine di un precipitato temporale ove storia e vita presente, coscienza ed emozioni si attivano reciprocamente e vivono ormai di una vita osmotica nel tempo ritrovato della pittura.

Laura Scottini

Il critico Paolo Levi afferma che Anna Rota Milani “ricrea la magia di ambientazioni che sembrano affiorare dalle pagine di una narrazione romantica, luoghi di ricordo e di meditazione, dove la contemplazione della natura si fa estasi silenziosa e viaggio solitario alla ricerca di un’oasi di bellezza”.
…Si entra in una sorta di silenzio abbagliante, uno spazio non spazio, l’Altrove, una dimensione che ci sovrasta: l’arte ci apre quello spiraglio di luce che trasforma la nostra visione in conoscenza….
…Anna Rota Milani con la sua creatività esplora pazientemente, la tecnica si piega all’intuizione, ma non senza maestria, esplora per noi, perché attraverso la lettura delle sue opere possiamo svelare, rivelare a noi stessi ciò che siamo davvero….
…Naturalmente, per restituirci il suo mondo interiore, Anna Rota Milani si è imposta una severa disciplina, che non si appoggia soltanto alla tecnica, peraltro estremamente raffinata, ma al suo sguardo che dall’interno all’esterno e viceversa compie un viaggio fuori dal tempo, ma in un tempo saturo di presenza. Ed è per questo che le sue opere ci restituiscono bellezza e ci inducono alla contemplazione…

Alessandra Cesare

Per Anna, la pittura è L’ISOLA CHE C’È. L’isola di colorata quiete che smuove gioia, grazie a quell’alchemico vivace febbrile piacere che soltanto i colori sanno trasmettere. La materia colorata, e il segno, in quanto tale, è al centro della ricerca di Anna. La forma, il soggetto viene da sé, scaturisce da dentro. Il cielo, i campi, la natura diventano masse di colore, dove spesso il segno-colore è art autre nelle declinazioni più liriche ed impressioniste o in quelle più materiche ed espressioniste. Vortice di colori, girali intrecciati di meditate campiture cromatiche, sovrapposizioni slabbrate, grovigli di sfumature, spremute di energetico colore stese sulla tela da spatolate di luce che si alternano a distesi segni, graffi leggeri tanto da avvicinarsi, talvolta, ad un astrattismo lirico.

Paolo Levi

Anna Rota Milani è autrice di una pittura raffinata, che descrive il paesaggio riservando alla luce la stessa attenzione dell’impressionismo ed esprimendo la stessa carica emotiva dell’espressionismo. Ambientazioni naturalistiche o vedute urbane vengono evocate dall’artista ricorrendo a una tavolozza di colori brillanti, che raccontano la vita nelle sue mille sfaccettature, come se la pittrice riuscisse a svelarne l’essenza più profonda. Questi lavori ricordano, nell’esecuzione tecnica, quelli del maestro del Divisionismo Rubaldo Merello, anche se Anna Rota Milani opera mediante spatolate o pennellate dense e materiche che vengono poi sfumate, in maniera tale che il colore intrecci un dialogo intimo e intenso con tutti gli elementi della composizione. In questo modo la visione scivola morbida di fronte agli occhi di chi osserva e si fa avvolgente, capace di suscitare la sensazione di trovarsi all’interno stesso della superficie pittorica. La pittrice ricrea la magia di ambientazioni che sembrano affiorare dalle pagine di una narrazione romantica, luoghi di ricordo e di meditazione, dove la contemplazione della natura si fa estasi silenziosa, e viaggio solitario alla ricerca di un’oasi di bellezza. L’impianto compositivo nasce dalla necessità di dare contorni al suo sentire, rafforzato poi nella declinazione armoniosa dei particolari. Tuttavia una sorta di vaghezza acuisce la sensazione di trovarsi di fronte ad una dimensione sospesa, dove la realtà si stempera in emozione. Nella ricerca di una congrua corrispondenza fra forma e contenuto, che la pittrice raggiunge grazie ad una precisa calibratura dei toni e degli spazi, la sua pittura si rivela come il susseguirsi di pagine di un diario intimo. Sono momenti di grande sincerità e di forte impatto emotivo, che comunicano a chi guarda il senso compiuto di una narrazione.

Paolo Levi

Quando il colore diventa narrazione
Notte d'estate 2017 - Olio su tela - 30x60

Il suo talento rende unico un linguaggio espressivo che possiede la preziosa dote della comunicatività.
La creatività è la forza motrice della sua arte che permette di realizzare opere pregevoli, riproducendo le emozioni di una realtà ispiratrice.
Arte ricercata che contempla ed esalta la bellezza regalandoci autentici attimi di pura poesia.
Ogni opera è caratterizzata da una perfetta armonia compositiva, frutto di un’attenta maestria tecnica affinata con lo studio e l’esperienza.

Lodovico Gierut

Una lode va alle “nevi” di ANNA ROTA MILANI, ai suoi paesaggi del Nord, all’aggregazione e all’intimismo insito in un insieme che racconta pittoricamente il passato – ma in parte il presente – di piccoli agglomerati urbani in cui il tempo pare essersi fermato. Le sue pennellate, fresche – appunto – come la neve appena caduta, dicono e raccontano luoghi, spesso precisi, del Piemonte, che credo però sia opportuno dirlo, potrebbero essere inseriti in posti geograficamente assai diversi.

Nelle opere di Anna Rota Milani, la concatenazione tematica, la neve, l’inverno e poi i colori qua e là ad accendere l’alternarsi delle stagioni sono – me lo chiedo – nel tempo o fuori del tempo?

Non so, ma vorrei che i suoi quadri portassero ognuno di noi in una dimensione “altra” – dove, diversamente dall’oggi, ebbro di tragicità e di fretta, la serenità avesse un ruolo primario.

La neve, protagonista di tante opere, non copre però totalmente il rettangolo magico, ma s’accompagna a certi steli che attendono la Primavera, e poi certe volte delinea con incisività i contorni montuosi.

La pennellata di Anna Rota Milani è fluida, autentica e onesta, non cerca l’eclatante ma va al dunque senza intoppi e tentennamenti, dandoci stille di quel pensiero poetico che prendono forma grazie ai simboli che stigmatizzano il “bianco” e la “neve”: Il primo, come sappiamo, diversamente dal nero, è all’opposto, situato all’estremità cromatica. è brillante, sa di “alba”.

L’alba, mi pare sia stato Kandinsky ad affermarlo, agisce sulla nostra anima al pari del silenzio assoluto, un silenzio che sa di nascita: Penso che l’illustre pittore abbia voluto alludere alla nascita, all’inizio, all’epoca glaciale, e infatti dipinti quali SOGNO BIANCO, IMMENSITA’ o IL RITORNO DALLA MESSA, ci potrebbero accompagnare lontano, molto lontano. Si tratta di quadri che le appartengono in modo completo, sono – metaforicamente – “ritratti della libertà” , giusti i concetti per cui l’arte si innalza, prendendo quota grazie ad immagini con precisi significati, mostrando e dimostrando ciò che si vuole esprimere, concretando – lei lo fa – il proprio pensiero.

Sono le “sue” scelte, sono l’affermazione di quello che è, del suo “Io” artistico, e così non mi resta altro da dire che formando, fermando ed affermando la “Natura” che le è accanto, ha plasmato, ha articolato i propri mezzi espressivi, raggiungendo un fine estetico e di contenuto che il pubblico saprà ben giudicare ed apprezzare.

Lorenzo Bonini

Rosso d’estate - Olio su tavola - 67 x 77

Le immagi realistico-simboliche sorprendono innanzitutto per la fisicità materica delle spatolate, con le quali compone e caratterizza le espressioni in termini spaziali. Sono le protagoniste indisturbate di una scena il cui significato riesce a penetrare e a colpire nel profondo. Una stesura che fissa sulla tela la percezione prospettica, attraverso l’uso di cromatismo acceso dai colori vibranti, essi sono i fondamenti principali del suo fare, del suo agire, gli elementi della tecnica con la quale esprime una situazione psicologica interiore dell’essere umano, (sapere cogliere e vedere) in un linguaggio di stati d’animo, dove il non visibile è presente e si manifesta nell’atmosfera bloccata della veduta, colori, spazi, che costituiscono la base del motivo dell’arte, il cui racconto è reso visibile e coinvolge non solo l’artista ma tutti noi che lo osserviamo.

Paolo Levi

Nel caso della ricerca figurativa di Anna Rota Milani, il critico d’arte avrebbe bisogno di seguire l’esecuzione di un suo dipinto, non tanto per sapere se le sue composizioni sono inizialmente preparate con un rapido schizzo di matita sulla tela bianca, quanto per concentrare la sua attenzione sulle preziose stesure cromatiche che si espandono vigorose sul supporto, in un magico dialogo tra luminosità e ombrature dialoganti. Nelle composizioni del 2014 Dalla terra al cielo e Sotto la neve, si avverte la concentrazione esecutiva, che possiamo definire senza alcun dubbio dotta, nell’affrontare la stesura della cromia di bianca tonalità, facendo una mirabile attenzione a non cadere nel comune errore di sporcare il bianco, anziché conferirgli vibrazione e candore. Questo è il superbo atto della nostra pittrice che, con uguale emozione, tratta i rossi dei papaveri, i verdi luminosi delle paludi, l’immensità dello spazio montano innevato protetto dall’azzurro del cielo. In questo gioco delle parti tra spazi e sinfonie cromatiche, si avverte quanto sia calcolata la stesura del colore, segno incisivo di forza e vitalità. La sapienza intuitiva di questa pittrice riesce a coniugare schemi figurali della tradizione con un sentimento contemplativo, concentrato ormai sulla sua definita sigla segnica. È artista che in ogni composizione esegue, tramite il suo sguardo, una sorta di acuta ricognizione visionaria. Nelle situazioni prospettiche soggettive di profonda poeticità, riesce a porre in risalto vedute tonali che confermano la sua intenzione di descrivere e trascrivere il silenzio, nel momento in cui evita l’apparizione umana. Tutto gioca invece su una cromia che in molti dipinti ha dell’imperioso, come nel caso della composizione del 2015 dal titolo Endurance. In queste pagine pittoriche, Anna Rota Milani utilizza l’amalgama del colore per creare tensioni ed espansioni lungo orizzonti fantasmatici. La sua ricerca è, in ultima analisi, la coniugazione della memoria visiva che ben interpreta l’osservazione del reale, racchiusa nella sua anima di poetessa consapevole della figurazione, come scommessa della bellezza della vita.

Lodovico Gierut

Amante del bello naturalistico, non posso fare altro che notare – di nuovo – la sua capacità di trasformare il lirismo intimo in immagini

L’inesausta, perenne ricerca ed esaltazione della bellezza sfocia sempre in una conquista effettiva, dove danzano le stagioni.

I suoi atti logici, poi, investono totalmente la realtà che guarda con giusto distacco in un farsi guidato da un pensiero concentrato nello sforzo di definire al cento per cento se stessa.

E’ opportuno poi rilevare che i suoi dipinti posseggono un autonomo linguaggio con immagini ricche di partecipata commozione, di attiva continuata presenza entro e per la natura.

Monotonia dell’amore?

Non so, in lei prevale in ogni caso una sincerità ben lontana dall’accademismo, nel rifiuto costante di certe altrui deformazioni espressionistiche.

Paolo Levi

La tavolozza di Anna Rota è primaria rispetto al disegno che viene tracciato inizialmente sulla tela come guida della visione.

Si avverte in lei la necessità di essere verista, ma nel contempo di privilegiare un particolare definito da una luce rivelatrice. Ciò che più colpisce in questa ricerca è il dialogo cromatico fatto da sapienti contrappunti tonali. Se c’è un dono maturale in questa espressività è la sapienza della trasfigurazione, ossia la capacità di tramutare la visione in azzurri, gialli, verdi, bianchi: una miscela preziosa che porta alla ribalta quello che l’occhio sognante della pittrice sa captare così bene. Bisogna forse distinguere tra la nettezza delle sue facciate di case e la sua sensibilità nei confronti del paesaggio; ma in ogni caso la pittrice ha ormai raggiunto una sua sigla espressiva inconfondibile, poiché ciò che palpita in questi suoi lavori è l’anima del colore. La sua scrittura pittorica agisce come uno spartito musicale, riportando alla luce le armonie segrete di un universo prima percepito e poi rielaborato, si direbbe, in brevi attimi di concentrazione a occhi chiusi.

È nella coscienza vigile dell’artista dunque – grazie anche all’incantamento di un genuino stato emotivo – che l’immagine si ricompone in progetto pittorico, prima ancora di diventare creazione artistica concretamente attuata.

Infine, a lavoro finito, la pulizia del colore si impone in tutta la sua efficacia, grazie a una severa disciplina che la pittrice si è imposta, e che le deriva certamente dalla sua attenzione nei confronti dei capolavori museali ai quali si è rivolta con rispetto e amore. Perché non va dimenticato quanto Anna Rota sia rimasta idealmente fedele alla ricerca pittorica piemontese della fine dell’Ottocento, a quel tardo romanticismo che declinava soprattutto momenti di meditato silenzio. Nella sua pittura non c’è quindi spazio per la presenza umana, in quanto non necessaria alla sua poetica, dove la narrazione visiva è sospesa in un attimo fuori dal tempo e dalla storia.

Alfredo Pasolino

In lei rivive il mito della tradizione storica, del racconto domestico e della terra. Artista genuina, di schietta filosofia improntata nello scandaglio e ricerca del profondo, per cogliere, ogni giorno di più, l’essenza delle cose, e della loro natura intrinseca, il significato più profondo della vita che viviamo.

Luce e armonia pongono l’accento sulla qualità della sua pittura, intrecciate nell’abbraccio della fruizione dell’opera.

Anna Rota guarda l’universo umano da lontano, in modo duale, tra visione ed essenza percepibile, filtrando un coacervo di sentimenti, riversati nella pennellata d’impressione. Un’armonia di colori vivi, caldi, stesi con pennellata vibrante veloce, che si alterna a tocchi più ampi e distesi, è di una grande suggestione.

Un realismo magico di forte impatto emotivo che si accosta alla pittura d’impressione. Anna vive intensamente, riproponendo sulla tela il fascino del paesaggio, ne crea la stessa suggestione contemplativa, che trasferisce con grande freschezza e spontaneità, sulla tela senza preclusione di tecniche.

L’armonia dei colori in equilibrio, si distingue vibrando in una sorta di visione lirica.

Esuberanza, gestualità e psicologia dell’anima già traducibile nella pennellata, si accompagnano ad una maturità intellettuale, reattiva nelle sue verità più fonde, con il linguaggio vitale del colore, ogni elemento naturalistico, inteso nell’esaltazione di squisite preziosità decantate dalla solubilità tumultuosa delle passioni tradotte in energia del pigmento, sedimentando in gamme tonali e zone d’ombra, custodi di ogni segreto crepuscolare delle sensazioni indefinite.

Qui la pittura trova motivi di seduzione, derivanti dalla sapienza di un lavoro coerente ai valori di più scoperta lettura.

Paolo Levi

Sosta in palude 2011 - Olio su tela - 70x70

“Così, nell’immobilità, sospesi, percepire allora, in alto, come un frusciare immenso d’ali” Pablo Neruda

Anna Rota è pittrice che procede, secondo un’immagine suggestiva di Arthur Rimbaud, seguendo la sua “ragione ardente”. La sua figurazione paesaggistica sa padroneggiare con veemenza la tavolozza. Nel caso ammirevole del dipinto “Sosta in Palude”, lo sguardo spazia nella lontananza prospettica di una visione lagunare, tratteggiata nell’essenzialità garbata di un colore volutamente mantenuto in toni tenui. La presenza del cielo, del mare, della spiaggia, è intuizione visiva mediata da una stesura quasi informale, che tuttavia non esclude la percezione sicura di un palcoscenico naturale, che fa pensare alla stagione invernale. La pittrice applica il colore come segno libero, senza i vincoli di tracce preparatorie, tramite pennellate stese con la delicatezza di chi presumibilmente conosce anche la tecnica all’acquerello. Ogni tacca di colore diventa quindi significativa, pregnante come la parola definitiva che scandisce una narrazione densa e poetica.

Massimiliano Orsini

Nata a Gabiano Monferrato (AL), Anna Rota Milani si trasferisce presto a Torino per motivi di lavoro. La nostalgia delle amate contrade ormai lontane e, allo stesso tempo, gli stimoli dovuti alle scoperte monumentali e paesaggistiche della citta’ sabauda la portano più volte ad accarezzare l’idea della pittura.

“…. …ora a me sembra che Anna Rota Milani non sia al fondo interessata al passaggio dalla fantasia alla favola. Così, dunque, dalla natura l’incanto si trasferisce sulla tela mediante un’operazione al limite del metafisico. E nascono scene di paesaggio vuote di atmosfera, pervase di silenzio, immote, come sospese.

C’è un’ansia di purezza che non va però confusa con ingenuità. Non estasi, non trasognamento, non abbandono. Mostra invece lucida tensione la pittrice allorchè vaga la fantasia negli spazi aperti delle visioni naturali, fissando illusioni di paesaggi agresti o di scorci di vita popolare, di semplici cose o di sistemi di cose.

Sull’improbabilità del reale Anna affonda l’immaginazione. E lentamente sulla scena, cala come un fondale riflesso di natura incantata.

Non ci si soffermi ai colori accesi, gli aranci, i rossi, i verdi smeraldo. La maestria di Anna è ricercata, ma allo stesso tempo istintiva, la mano è sapiente e padrona del pennello.

L’attenta e profonda ricerca intorno al colore, ancor più della fantastica restituzione iconografica, è sicuramente uno dei tratti fondamentali del lavoro di Anna Rota Milani. Tonalità che appaiono in continuo dialogo attraverso efficaci quanto rapide dissolvenze-trasparenze cromatiche che danno, al tempo stesso, la piena testimonianza della capacità fantastica della pittrice di saper oltrepassare, con sicurezza ed abilità,, i confini dello sguardo quotidiano su cose e paesaggi, per restituirceli, a noi spettatori, trasfigurati in una più intima e rinnovata essenza.
Armonia e sogno, là dove i nostri occhi, troppo spesso, riconoscono nel quotidiano solo lo specchio di una scontata banalità.

…è questa l’arte di Anna Rota Milani, un atto di spontaneità, un canto di gioia libero da vincoli e condizionamenti. E’ poesia autentica. I paesaggi panoramici coperti di verde e fiori, le case, le strade sotto una candida coltre di neve, i cieli azzurri solcati da nuvole vaganti, le acque turchesi dei fiumi, sono immagini fiabesche, che avvincono lo sguardo dell’osservatore, trasportandolo in un mondo di sogno e di pace… “

Aldo Albani

Anna Rota dipinge per innata vocazione intimista.

Ormai da tempo, la pittura è entrata a far parte del suo esistere, esorcizzando l’autentica espressione del suo carattere estremamente sensibile all’evento creativo che caratterizza ogni opera dipinta.

La profonda sensibilità all’ancestrale richiamo della natura e delle creature viventi e soprattutto la sconfinata fantasia evocativa, fanno di Lei un’Artista integra, pronta all’aperto confronto con tutto ciò che di grande circonda il quotidiano, ben oltre l’assordante frastuono delle convulse metropoli, fatalmente condannate all’amarezza della solitudine.

Conseguentemente, predilige operare nel rasserenante silenzio che accarezza quel suo velato romanticismo: uno stato di grazia che le consente di dipingere con vibrante entusiasmo, paesaggi, nature morte, distese campestri, marine, germogli floreali, figure ed immagini oniriche, tempestate dai riverberi ambrati di preziose memorie gelosamente conservate nell’anima.

Così si evincono sussurri ed ovazioni, realtà contemporanee e scenografie immaginifiche, tersi orizzonti e soffuse atmosfere, in un sortilegio di accese visioni, dominate dalla più fragrante armonia, capace di promuovere confortanti ed irripetibili momenti di serenità.

Accenneremmo ad un impressionismo gestuale con l’addizione di rimandi macchiaioli, in cui ogni assunto delinea particolari stati d’animo ed intensi passaggi emozionali, vissuti a diretto contatto con il soggetto prescelto, quasi una serrata sfida contro il divenire medesimo dell’opera, che si sviluppa nel turbinio del pensiero.

Ed è in tale direttrice che insorge l’ispirazione primaria in via del tutto naturale e diretta, perché Anna Rota, assolutamente innamorata della pittura, ne ha assunto le più nobili finalità spirituali.

Concluderemmo il nostro intervento, soffermandoci con particolare riguardo, sul velato tratteggio chiaroscurale e soprattutto sulle rapide scansioni coloristiche che dall’intenso azzurro dei cieli, derivano al verdeggiare delle radure, in un mosaico di luce che lascia trasparire l’immortale valenza di un’eterea poesia.

Gian Giorgio Massara

Visitiamo ripetutamente l’atelier di Anna Rota ed in primis, ci sorprendono le opere che traggono spunto dal tema dell’acqua: si tratta di Stagni pronti a raccogliere la luce del cielo, circondati da verdeggianti rive fiorite, da un’ansa del fiume Po che s’insinua verso il libero mare, da un Fiume verde sulle cui sponde s’impone un cespuglio fiammeggiante che costituisce una gradevole quinta prospettica. E i n Verso l’infinito scorrono altre acque, mentre sulla riva di un lago dai toni cerulei sta una pensosa fanciulla, sola di fronte ai misteriosi monti lontani…….

…………il mare è d’un intenso azzurro, l’orizzonte s’è fatto luminoso in un dipinto silente invaso da chiarissime luci. É la medesima sensazione di silenzio che ritroviamo in opere quali “Azzurri” e “In volo nel cielo”, tele essenziali e meditate che suggeriscono aperture verso un rinnovato modo di far pittura.

Per maggiori informazioni contatta Anna Rota Milani per email o telefono.

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Sede

Via Camillo Benso di Cavour 36

15020 Gabiano Monferrato

Frazione Zoalengo(AL)

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